Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Vivi la tua avventura nelle epoche dell'umanità...
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Nike
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Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

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Prima sessione (POV Paolo):

2019

Fa caldo in sede. La prima riunione associativa sta per cominciare.
Faccio due chiacchiere con Danilo, prima che Ermes cominci a parlare. Dopo un po’ arriva anche Beppe. È da un po’ che non lo vedo! Mi riprometto, a fine riunione, di andare a salutarlo.
Tra le altre cose decidiamo i gruppi di gioco e capito proprio con Beppe. Siamo assieme a Denise. Il nostro Master sarà Nicola, che propone una campagna in epoca romana.
Conclusa l’assemblea, parlando con Beppe, dico scherzando “Dai che in agosto andiamo direttamente a Roma e ci erudiamo a dovere, così quando cominciamo ne sappiamo di più di Nicola!”. “Sììì, figata!” Denise sta passando e mi sente. Beppe immediatamente replica “Ok, organizzo io il giro.” E si mette a pianificare tutto con Denise, escludendomi del tutto.
“Ma io stavo solo scherzando!” cerco di replicare, ma non mi stanno più ascoltando...

“Ecco!” rinfaccio loro, in piena canicola “Vi avevo detto che venire in agosto in una necropoli etrusca non era il massimo!”. È prima mattina, ma il caldo è già insopportabile.
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Devo ammettere, però, che il posto è affascinante e molto suggestivo.
Cominciamo a visitare le prime tombe. Due grossi tumuli alla nostra sinistra sono le prime accessibili. Dentro non c’è nulla di particolare, ma la sensazione di antico è tangibile. Anche troppo, forse. Denise improvvisamente ha un capogiro “Ooh!”. “Che c’è?” le chiedo “Tutto bene?”. “Una strana sensazione.”, mi risponde “Come se la stanza fosse nuova, con tutti gli arredi e gli affreschi... Ora va meglio, probabilmente è colpa del caldo.” Tranquillizzati, proseguiamo la visita. Eccoci alle prime tombe a dado, più piccole ma non meno attraenti.
“Vedere anche voi quelle iscrizioni sull’arco?” Chiede Denise davanti ad un piccolo ingresso. “Quali iscrizioni?” Beppe ed io cominciamo a preoccuparci. “Sicura di star bene?” Domanda Beppe. “Sì, sì, proseguiamo.”
Il giro continua, il caldo si fa sempre più intenso. Adesso anche entrare nelle tombe non è più un sollievo, vista l’umidità e l’odore di muffa che permea ogni ambiente.
Arriviamo ad altri due enormi tumuli. Stiamo discutendo su alcuni particolari che scorgiamo ai lati degli ingressi, quando una voce femminile ci interrompe “Sì, sono caratteristici di queste tombe.”
Ci giriamo sorpresi dall’interruzione, ma la sorpresa è ancora maggiore quando vediamo l’interlocutrice: se non fosse per il vestito a fiori, saremmo convinti di parlare con Wonder Woman!
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Comincia a spiegarci molti aspetti e caratteristiche delle tombe, dimostrando una competenza fuori dal comune. Dopo alcuni minuti, si interrompe “Oh, scusate, non mi sono presentata: solo la professoressa Irene Birse e sono una ricercatrice e archeologa universitaria.” Questo spiega molte cose. “Denise, Beppe e Paolo” dico, ricambiando le presentazioni.
Entriamo nel primo tumulo e Irene continua con le spiegazioni. All’improvviso Beppe ha un mancamento. Cerca di reggersi in piedi, ma dopo un attimo cade a terra. “Beppe!” Denise ed io andiamo immediatamente a soccorrerlo, ma lui si sta già riprendendo. “Nulla, nulla... Mi sa che anch’io mi sono fatto suggestionare, per un attimo era tutto diverso qui dentro. Sarà il caldo...”
Preferiamo interrompere e andiamo tutti a rinfrescarci al bar. La professoressa Birse resta con noi e prosegue a illustrarci il sito, continuando con informazioni sempre più dettagliate e interessanti. Ci spiega che il sottosuolo, al di sotto delle tombe, è un dedalo di grotte e gallerie naturali, che non sono state praticamente mai state esplorate. E ci narra anche dei Pignora Imperii, oggetti sacri che garantivano il potere di Roma, uno dei quali potrebbe essere legato alla necropoli.
Pranziamo insieme e quando Beppe ci assicura di essersi ripreso, decidiamo di finire il giro, andando a vedere le ultime tombe a dado.
“Ecco, questa è molto particolare” Dice la professporessa Birse entrando in una delle tombe “Quella grossa roccia che vedete sul fondo della parete non sembra far parte della costruzione e a tutt’oggi resta un mistero”.
Un flash, tutto gira. La stanza cambia aspetto e quella che Irene descriveva come una roccia, ai miei occhi diventa una porta, che, scorrendo, rivela un lungo corridoio che si perde nel buio. Tutta la tomba è decorata e attorno alla roccia ci sono dei disegni, con raffigurazioni di vari oggetti o animali.
Poi tutto diventa buio e anche io svengo.
Quando mi riprendo, sono tutti intorno a me, preoccupati “Come stai?” chiede Denise. “Non è niente, solo un giramento di testa. Però mi è successa la stessa cosa capitata a voi: mi è sembrato di essere tornato indietro nel tempo. Era tutto dipinto e addobbato e la roccia...” Mi giro verso Irene “Ma di quella non si sa niente? Per un attimo mi è parsa come una porta, con una serie di raffigurazioni ai lati. Qui c’era un cane, qui una fiamma e qui un uccello...” Mano a mano che descrivo la mia visione e i dettagli delle iscrizioni, il suo volto è sempre più sorpreso. “Effettivamente, alcuni particolari coincidono, ma altri mi sa che te li sei solo immaginati, qui non c’è niente...” Resto per un po’ perplesso, ma poi anch’io mi convinco che è stata solo suggestione e lascio stare.
Il pomeriggio prosegue piacevolmente e la sera andiamo tutti a mangiare una pizza. Quando inizia a far tardi, Irene si congeda “Per me è ora di tornare a Roma. Grazie della giornata e arrivederci!”
La salutiamo e discutiamo su come finire la giornata “Dai che torniamo alla necropoli” dice Denise “Con tutte le visioni che abbiamo avuto, secondo me scopriamo qualcosa di misterioso!”. “See! Poi ci beccano e concludiamo la serata dai Carabinieri!” Rispondo io, con il solito ottimismo. Ma Denise insiste “Ma dai! Se non lo facciamo questa volta, non ci si ripresenterà più l’occasione!” “Sì, l’idea è quella” replico laconico. “Va bene, mettiamo ai voti” Denise è decisa “Io andrei. Tu, Beppe?” Conto sul fatto che Beppe non voglia guai e si tiri indietro, invece mi sorprende “Va bene, proviamo!” Messo in minoranza, mi tocca adeguarmi.
Ormai è quasi mezzanotte, quando arriviamo di nuovo al parcheggio del sito archeologico. Il posto non è custodito, ma comunque accedere non è semplice. Cerchiamo un varco nella recinzione e siamo fortunati.
Andiamo dritti verso la tomba con la roccia sul fondo della parete, quella che mi era sembrata una porta.
È tutto buio e usiamo la torcia dei cellulari per fare un po’ di luce.
Ora è tutto normale, ma io ricordo ancora chiaramente i disegni sui margini della pietra e i mattoni sui quali erano scolpiti. Proviamo a premerli, più per gioco che con convinzione. Ma qualcosa incredibilmente accade: uno dei mattoni si sposta e un meccanismo, bloccato da secoli, si riattiva. La roccia, pigramente e con un cupo rimbombo, si sposta di lato, lasciando intravvedere un lungo corridoio che si perde nell’oscurità.
Ci guardiamo stupefatti, ma non abbiamo il tempo di ragionare. Una figura minacciosa si staglia nell’ingresso alle nostre spalle, cominciando a sparare con una pistola con silenziatore. Mi colpisce di striscio, sento Denise vicino a me che a sua volta emette un lamento. Non abbiamo scelta: ci buttiamo nel corridoio, cercando di ripararci con la porta di roccia.
Probabilmente entrando premiamo un qualche meccanismo, perché la porta, lentamente, comincia a richiudersi. Ma non possiamo uscire, perché la figura ammantata continua a fare fuoco. “Ma chi era quel tizio!” esclama terrorizzata Denise. “E cosa facciamo adesso?!?”. “Non so” taglia corto Beppe “Ma credo non ci resti altro da fare che esplorare il corridoio, sperando di trovare un’uscita.”
Cercando di risparmiare quanto più possibile la batteria dei cellulari, ci addentriamo nel corridoio. Proseguiamo diverse ore e quando, ormai sfiniti dalla fatica, cominciamo a perdere le speranze, all’improvviso il corridoio sbuca in una piccola stanza, da cui si dipartono tre aperture. Sull’architrave di ciascuna un bassorilievo: a sinistra il sole, al centro la luna, a destra uno scettro.
Siamo troppo stanchi per pensare a quale potrebbe essere la strada giusta, ma ci tornano in mente le parole della professoressa, quando ci descriveva i Pignora Imperii. Il bassorilievo più a destra sembra proprio rappresentarne uno. Quindi optiamo per il terzo passaggio.
Procediamo in fila indiana, sempre più demoralizzati, quando all’improvviso il pavimento del corridoio cede di schianto e, in una nuvola di polvere e macerie, precipitiamo di sotto. Il volo dura solo qualche metro, ma l’impatto è comunque violentissimo e ci lascia a terra privi di sensi...

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Sta per sorgere l'alba nella capitale dell'Impero, e tre persone si risvegliano preparandosi frettolosamente, il senatore Terenzio Gallo li attende con un incarico per loro...
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Nike
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da Nike »

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I nostri eroi vengono contattati dal Senatore Terenzio Gallo onde segretamente indagare su un'increscioso furto di un'antica reliquia cara all'urbe il famoso scettro di Priamo ... . L'oggetto era custodito all'interno di un tempietto attentamente sorvegliato all'interno del giardino della domus severina, la residenza dell'imperatore. Il sacrilego furto era stato perpretato trucidando le guardie, invero quasi tutte sembravano esser state colte di sorpresa ... fatto strano per esperti uomini avezzi alla pugna. Le indagini cominciano subito seguendo varie piste via via analizzate ed eliminate concentrandosi in fine su chi dall'esterno della villa era entrato per portare il pasto alla guarnigione trucidata. L'ultimo pasto delle guardie era stato preparato dalla capuona (locanda) ''da Cracco'' di tal Caio Cracco .Costui trovato alle terme, luogo ove trascorre spesso le giornate assieme alla moglie Lavinia .Il Cracco contattato dai nostri con la scusa di organizzare un banchetto privato riescono a organizzare per la sera stessa una cena di ''assaggio'' presso al sua capuona .Una volta lì giunti i nostri eroi cominciano ad indagare la servitù Mauri (poi Mori dall'attuale Mauritania) porgendo domande sul loro servizio presso la domus Severina tra una portata e l'altra ...
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Denise
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da Denise »

FOCACCIA DOLCE (POV Shanzay, la furfante)

Focaccia dolce. Dopo a tante pietanze che sapevano solo da dragoncello, rimango sorpresa dalla sfiziosità di quest'ultimo piatto. Si è fatto tardi e né Lavinia né suo marito Cracco hanno avuto la decenza di farsi vedere in sala. Lavinia… quella donna non me la racconta giusta: nasconde qualcosa, ne sono certa da quando ho visto “l’ombra” sul suo viso. Decidiamo di non andarcene senza prima aver raccolto qualche informazione utile al caso. Aulus (mio marito per l’occasione) ed io, chiediamo di passare la notte nella locanda, mentre il germanico e Usman Barza staranno fuori dalle mura, pronti ad intervenire in caso di necessità. Beviamo un’ultima coppa di vino speziato prima di iniziare la veglia.

Notte fonda. Sguscio fuori dalla camera alla ricerca di qualche indizio. Nel buio si sente l’odore di fumo dei bracieri spenti. Mi dirigo verso il giardino. Nell’aria riecheggia una cantilena. Finalmente Aulus si è ripreso dalla sbronza e mi raggiunge. Insieme ci avviciniamo a quella alta siepe che circonda il piccolo tempio, nascondendolo dai frequentatori della locanda, e li vediamo: Lavinia in processione con alcuni dei suoi mori. Cantano, cantano a ripetizione versi in una lingua a noi sconosciuta. Il loro canto accompagna la donna intenta nell’eseguire quello che ha tutta l’aria di essere un rito. Al segnale Usman e il germanico si uniscono a noi. I nostri intenti sono nobili, pacifici, ma succede tutto così in fretta e non rimane scelta: ci hanno visto, il combattimento inizia. La nostra ospite dopo essere stata scoperta a venerare Baal e senza alcun schiavo in forze per difenderla è alle strette. Confessa. Non siamo i primi a scoprire il suo segreto: due senatori iniziarono a ricattarla, le dissero che l’avrebbero denunciata alle autorità almeno che non avesse consegnato le pietanze avvelenate alla domus. Oramai in troppi a conoscenza dell’ oscura verità, Lavinia si toglie la vita conficcandosi in gola la lama del suo pugnale.
E’ stato tutto così frenetico. Sento il mio corpo pervaso dalla stanchezza, una brezza fredda scorrere sulla mia pelle, l’amaro nella bocca. Non è ancora finita.

Riferiamo tutto l’accaduto e le nuove informazioni raccolte al senatore Terenzio Gallo che ci suggerisce di tener d’occhio i due senatori.
Non è molto, ma riprendiamo la caccia dei responsabili del furto. Almeno ora abbiamo una buona pista da seguire...
GrayOwl
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da GrayOwl »

Riassunto seconda sessione tempo presente

La botta è tremenda, mi fa male dappertutto. Il cedimento improvviso del pavimento ci ha colti tutti e tre di sorpresa. Fatico anche a respirare, con tutta la polvere che si è sollevata. Preoccupato, controllo la gravità dei danni subiti. Fortunatamente, solo ematomi.
Passato lo shock cerco immediatamente Denise e Beppe, ma l’oscurità è assoluta. “Denise, Beppe, come state?” grido preoccupato. Quasi subito mi risponde Denise “Sono tutta ammaccata, ma nulla di serio.” Anche Beppe si fa sentire “Più o meno, tutto bene anche qui. Ma dove siamo finiti?”
“Bella domanda!” Gli rispondo “Qualche metro più in basso, direi, ma con questo buio, temo di non poter essere più preciso…”
Ci alziamo cautamente, attenti a non scivolare o inciampare su pietre e calcinacci, cercando di capire, a tentoni, dove siamo caduti.
Sembra essere un corridoio, gemello di quello superiore. “Credete si possa risalire?” domanda Denise.
Proviamo a capire se sia possibile tornare al livello superiore, ma senza attrezzatura e soprattutto senza nessuna fonte di luce, la cosa appare praticamente impossibile. “Temo di no…” le risponde Beppe dopo qualche minuto di tentativi.
Una sola delle direzioni del corridoio è percorribile, quindi abbiamo una sola alternativa: proseguire lungo il passaggio, sperando di uscire da questi cunicoli il prima possibile. Sete e stanchezza cominciano a farsi sentire. Avanziamo nell’oscurità, passo dopo passo, tastando le pareti, per evitare altri ematomi. Per oggi ne abbiamo già ricevuti abbastanza!
Il nostro avanzare, però, è breve. Dopo pochi minuti, il corridoio finisce. Vicolo cieco! Una parete chiude il passaggio e siamo costretti a fermarci. “Ragazzi, siamo nei guai” esclama Denise “È chiuso anche da questa parte!”
Inizialmente lo sconforto è tanto, ma Denise non si arrende e comincia a toccare con attenzione la parete che chiude il corridoio “Aspettate un attimo!” Esclama eccitata “Questa parete non è roccia, è un muro, sento dei grossi mattoni o qualcosa di simile.” E dopo un attimo “C’è anche una crepa”.
“Riesci a infilarci la mano, per capire quanto è spesso il muro?” Le chiedo speranzoso. “”See! Col cavolo che ci infilo una mano, chissà cosa c’è là dentro!!!”.
“Mmh!” Mugugno spazientito “Guarda che non siamo in un film di Indiana Jones, non ci troverai né serpenti, né insetti giganti in quel buco! Hai il braccio più sottile, devi fare tu!”
Con una certa titubanza, Denise si decide e dopo un attimo esclama “Sì, è proprio un muro. E non è così profondo, con le dita sento il lato opposto”.
Una parete di roccia sarebbe stata insormontabile, ma un muro di pietre o mattoni è un’altra cosa!
Controlliamo meglio e la fortuna è dalla nostra: il cemento che tiene insieme i mattoni sembra aver perso in consistenza. All’improvviso mi viene in mente una cosa: mi frugo nelle tasche e ben presto trovo quello che cerco “Denise, dimmi dov’è la crepa e poi spostati. Ho qui la chiave della macchina e forse con quella riusciamo a rimuovere il cemento e a divellere alcuni mattoni per provare a passare dall’altra parte”.
Nella totale oscurità non è facile lavorare, ma dandomi il cambio con Beppe dopo non più di mezz’ora riusciamo a staccare dalla parete un grosso mattone. Il più è fatto, ora abbiamo molto più spazio per operare con il nostro attrezzo improvvisato “Stiamo attenti a non rovinare troppo la chiave, altrimenti dopo non riusciamo più ad aprire la macchina…” commenta Beppe ad un tratto. Beh, non si può certo dire che manchi di ottimismo!
Tolto il primo, altri quattro grossi mattoni vengono rapidamente estratti e prima Denise, poi Beppe ed ultimo io, passiamo dall’altra parte del muro.
Ben presto ci rendiamo conto di essere in un altro corridoio che corre perpendicolare a quello da cui siamo arrivati, ma la struttura è molto diversa da quella del passaggio da cui proveniamo: qui le pareti sono regolari, fatte di mattoni. È evidente che siamo in un qualche tipo di struttura o edificio sotterraneo. Ma se non troviamo in fretta una fonte di luce, qualunque fosse la funzione originale dell’edificio, da qui a poco diventerà una tomba: la nostra!
Ad un tratto il vocione di Beppe rimbomba nel passaggio “Se questo è un edificio, chi l’ha usato prima di noi avrà di certo avuto una qualche fonte di luce. Magari appese alle pareti ci sono ancora torce o lanterne…”
“Hai ragione!” esclamiamo all’unisono Denise e io. “Proviamo a tastare le pareti più accuratamente, magari siamo fortunati” aggiunge Denise.
In effetti, non molto distante, individuiamo una specie di grossa nicchia nel corridoio e su una delle pareti c’è un supporto metallico. “Qui c’è qualcosa!” grido, rivolto agli altri. Controllo meglio e con mio grande sollievo, oltre al supporto, avverto anche la massiccia presenza di una torcia di legno. “Trovata! Questa sembra essere una torcia!” esclamo trionfante. Verifico se all’estremità è rimasta un po’ di pece e al tatto sento una sostanza liscia e vetrosa: forse sono i resti di un po’ di resina, di pece o di qualunque altra cosa servisse ad accenderla. Istintivamente porto la mano sulla cima della torcia, come se mi bastasse toccarla per accenderla. Fermo il gesto a mezz’aria, sorpreso da me stesso: è come se per me, chissà quando e chissà dove, fosse normale accendere un fuoco con le mani. Ancora perplesso da questa strana sensazione, chiedo: “La torcia ce l’abbiamo, ma come facciamo ad accenderla?”
Per fortuna con noi c’è una ragazza. Cos’abbiano le ragazze dentro le loro borsette è un mistero che gli uomini non riusciranno mai a svelare! “Aspetta un attimo…” borbotta Denise “Forse…”
Beppe ed io attendiamo trepidanti “Eccolo qua! Sapevo di averlo!” esclama Denise dopo un attimo. Una piccola fiammella rischiara all’improvviso il corridoio. È solo la luce di un accendino, ma dopo ore nel buio più totale, sembra che ci stiano puntando gli abbaglianti di un camion in faccia!
Ci mettiamo un po’ ad abituarci alla luce, ma prima che Denise si ustioni un dito riusciamo a controllare meglio l’estremità della torcia: effettivamente ci sono i resti di qualcosa che sembra essere resina solidificata, ma è molto poca e con un accendino sarà dura riuscire ad accenderla. “Aspettate un altro attimo…” Denise mi passa l’accendino e di nuovo fruga nella sua borsetta delle meraviglie “Et voilà!”. Questa volta ha in mano un flaconcino di liquido “È l’alcool per lavarsi le mani, che dite, potrebbe aiutare?”
“Fantastico!” le dico “Adesso dovremmo farcela.” Tiro fuori dalle tasche un pacchetto di fazzoletti di carta, ne imbevo uno di alcool e lo incastro sulla sommità della torcia. Ci mette un po’, ma alla fine la fiamma prende vigore e una rincuorante luce aranciata illumina per diversi metri il corridoio. Finalmente ci vediamo con più chiarezza!
“E ora che si fa?” chiede Beppe. “Direi che non abbiamo scelta” rispondo “Scegliamo da che parte andare e cominciamo ad esplorare per trovare un’uscita da questo dannato sotterraneo!”
Prima di decidere, guardiamo un po’ a destra e un po’ a sinistra. In entrambe le direzioni ci sono delle biforcazioni “Andiamo bene” dico sconsolato “Mi sa che siamo in una specie di labirinto. Senza poter segnare il percorso, rischiamo irrimediabilmente di perderci”.
“Questo potrebbe tornare utile?” Beppe ed io ci giriamo verso Mary Popp… cioè, volevo dire, verso Denise, che sta sventolando alcuni fogli di carta e una penna.
“Ma quanta roba hai dentro quella borsetta?” dico sinceramente sorpreso “Dammi qua. Hai visto mai che tutti questi anni a giocare di ruolo mi siano serviti per riuscire a mappare veramente un dungeon! Andiamo, dai. Prima cominciamo ad esplorare questo posto e prima riusciamo ad andarcene!”

(N.d.A.: Mi vedo ora costretto a passare ad una forma di narrazione più telegrafica, onde evitare che Alice ed Ermes si incacchino come bisce perché mando il riassunto in ritardo…).
Percorso corridoi in lungo et in largo. Stop. Trovato stanza con mucchi di scheletri. Stop. Avvertita inquietante presenza malvagia. Urge precipitosa fuga. Stop. Trovata armeria. Stop. Motivo per cui Beppe indossa vecchio elmo arrugginito resta mistero. Stop. Trovata stanza con sgocciolio acqua. Stop. Risolto mistero elmo Beppe: usato come contenitore. Stop. Trovato accesso a enorme stanza circolare. Stop. Segue racconto dettagliato eventi susseguenti. Stop.

(N.d.A.: Sono di nuovo costretto a cambiare stile di narrazione, avendo il Master chiesto espressamente una descrizione quanto più dettagliata e truculenta possibile degli accadimenti che seguono. Sempre sia lode al Master. Ogni suo desiderio è un ordine!!!)

La porta si apre cigolando. L’ambiente è completamente diverso dagli angusti corridoi a cui ci siamo ormai abituati: una enorme stanza circolare, che la luce della torcia fatica a illuminare interamente. Inquietanti giochi di luci e ombre sembrano dare vita ai pochi oggetti presenti. Due grossi bracieri spenti, uno a destra e uno a sinistra, sono addossati alle pareti. Il bronzo dei loro bacini riflette la tremolante luce rossastra della nostra fiaccola, che, riversandosi sul pavimento, lo fa sembrare un lago di sangue.
Al centro della stanza quello che sembra essere un altare. Il lucore del telo bianco che lo ricopre, visibile anche con la fioca luce della torcia, stona con l’aspetto lugubre del resto della stanza. Alcuni oggetti vi sono depositati sopra, ma da qui non riusciamo a capire cosa siano.
“Dobbiamo proprio entrare?” chiede nervosa Denise. “Credo non abbiamo altra scelta” le rispondo “È l’unico posto che ci manca da esplorare”.
Beppe si avvicina ad uno dei bracieri “È incredibile!” esclama “Qui c’è ancora dell’olio!”
“Beh, che aspetti?” gli faccio di rimando “Non abbiamo tempo di chiederci perché si è conservato l’olio. Accendi quel cavolo di braciere, che questo posto comincia a darmi i brividi…”
Beppe esegue, poi si sposta sul braciere sul lato opposto e accende anche quello. Finalmente la stanza è ben illuminata, ma questo non migliora il suo aspetto, anzi. Le pareti della stanza sono coperte di strani simboli e sul fondo alcuni affreschi raffigurano varie figure umane. L’iniziale sensazione di meraviglia per la bellezza delle raffigurazioni viene rotta dall’angoscia, quando ci rendiamo conto che tutti i volti sono stati imbrattati e scrostati e sostituiti con grottesche facce ghignanti, con vistose corna demoniache.
Inoltre, assolutamente sconfortante, ci rendiamo conto all’improvviso che non c’è nessuna uscita…
Plic.
Demoralizzati, cominciamo ad avvicinarci al centro della stanza, cercando di capire cosa sia quell’altare al centro e come sia possibile che ci sia steso sopra un telo ancora candido.
Plic. Plic.
“Oh, porca paletta! Guardate cosa c’è sopra l’altare” la voce di Denise ha un timbro strano, rimbomba in questo ambiente “Sembra lo scettro che ci ha descritto Irene ieri”.
Plic. Plic.
Questo fastidioso gocciolio ci perseguita da quando siamo entrati in questi sotterranei, ma qui, con questa eco, sta diventando snervante.
Plic. Plic. Plic.
La prima ad arrivare vicina all’altare è Denise “Ma, ma… questo sembra sangue!” Un brivido nella voce, poi si gira di scatto verso la porta, per non dover guardare oltre quell’orribile scena.
Plic. Plic. Plic. Plic. Plic.
Ci avviciniamo anche Beppe ed io. In effetti non è un bel guardare: lo scettro è al centro, in mezzo ad alcune catene in parte arrugginite, posato sul telo imbevuto al centro di un liquido color rosso rubino. “Non può essere!” bisbiglio “Da dove arriva questo sangue?”
Plic. Plic. Plic. Plic. Plic. Plic. Plic. Plic.
Poi mi rivolgo a Denise “Non ti preoccupare, vedrai che riusciremo ad andarcene da qui”.
Ma quando mi giro verso di lei, mi accorgo che è immobile, pietrificata, con uno sguardo di puro terrore negli occhi, mentre fissa qualcosa in direzione della porta d’ingresso.
Mi giro anch’io. Non me ne ero ancora reso conto, ma lo sgocciolio è ormai diventato uno scroscio e il liquido che cola dal soffitto non è acqua, ma sangue! Sento Beppe imprecare “Ma cosa diamine…”
Ma la cosa più sconcertante è che il liquido non si disperde sul pavimento, ma sembra raccogliersi e conformarsi. Dapprima in una forma indistinta, quindi assume un contorno umanoide e infine prende le sembianze di una donna bellissima, ma terribile: è completamente nuda, la pelle di un cupo rosso mattone. I lineamenti sarebbero perfetti, se non fosse per le tre paia di corna ritorte che le circondano il viso.
È una Succube. Non so come faccio a saperlo, ma ne sono certo!
Fa un sorriso accattivante. Ci guarda, intensamente. Ad un tratto mi rendo conto: è lo sguardo del gatto che fissa il topo in trappola e non vede l’ora di cominciare a giocarci!
“Dobbiamo uscire di qui!” Grido. Ma la demone è davanti all’unica porta e non sembra avere intenzione di spostarsi.
Ad un tratto, con un gesto lento e misurato, alza una mano e quindi, rapidissima, sembra artigliare l’aria. Un dolore lancinante mi attraversa una spalla. Quando guardo il punto colpito, quattro grossi aculei sono infilzati nella carne. Rivoli di sangue scendono pigramente lungo la maglietta. Alza anche l’altra mano e altri quattro piccoli dardi saettano verso Beppe, che però viene colpito solo di striscio.
“Dobbiamo attirarla lontano dalla porta” urla Beppe, nascondendosi dietro l’altare. Faccio altrettanto, cercando di ignorare il dolore. Denise finalmente si scuote e ci raggiunge.
“Proviamo a prenderla in mezzo” propone Beppe “Se le andiamo incontro tutti da davanti, non abbiamo scampo…”. Afferra la vecchia lama recuperata nell’armeria e si prepara. Io non ho nulla, quindi prendo la torcia accesa e gli faccio un cenno di assenso. Denise fa lo stesso “Ci sono anch’io” sussurra poi, con un leggero tremolio della voce.
Usciamo di scatto, uno da un lato, uno dall’altro, Denise è dietro di me. La cosa sembra prenderla di sorpresa, ma si riprende velocemente. Quando le arriviamo vicini, è ormai pronta a reagire. I suoi colpi sono precisi e potenti, i nostri goffi e inefficaci. Non riesco mai a colpirla, è troppo veloce e io sono troppo stanco, dolorante e, soprattutto, sono un combattente troppo incapace per riuscire anche solo a impensierirla, figuriamoci a ferirla. Ben presto siamo in difficoltà, con profondi tagli su tutto il corpo. Ripieghiamo verso l’altare “Quest’arma è inutile, non le faccio nulla!” mi dice Beppe ansimando. Non ho la forza per rispondergli, e sarebbe comunque inutile, perché in realtà io non sono nemmeno riuscito a colpirla…
Poi una folgorazione: “Lo scettro!” dico a Beppe “Usa quello!”. Se è davvero lo scettro di Priamo, potrebbe funzionare. Il fatto che sia circondato di catene, magari, è per imprigionarne i poteri.
Beppe lo afferra. Non è molto a suo agio con un’arma del genere. In ogni caso, appena la Succube lo vede impugnare l’arma, cambia espressione e comincia a venirci incontro. Forse abbiamo trovato il suo punto debole…
Beppe è pronto. Attende la demone a piè fermo e quando si avvicina a sufficienza, sferra un colpo, che prende in pieno la demone.
Una grossa nuvola di polvere impedisce di vedere gli effetti del colpo, ma esultiamo, convinti di averla uccisa…

Va beh, non è successo così, ma in ogni film che si rispetti quando si colpisce un bersaglio e c’è molta trepidazione per il risultato, c’è sempre una nuvola di polvere a coprire tutto!!! Ok, ok, vi dico quello che è successo davvero, ma come l’avrei raccontata io, sarebbe venuta meglio!

Ma non succede quello che speravamo: l’arma va in frantumi, lasciando la Succube illesa e Beppe con una impugnatura rotta in mano.
Superando lo scoramento, approfitto della sua distrazione e riesco finalmente a colpirla con la torcia. Quando viene toccata dalla fiamma, emette un rantolo di dolore. “Quindi non è immune al fuoco” penso, con una certa soddisfazione. Ma è l’ultima cosa che faccio. La demone si gira di scatto e mi pianta le unghie della mano nel ventre. Il dolore è atroce e stramazzo al suolo, con le mani sull’addome, cercando di impedire ai visceri di uscire.
Lo sguardo di Beppe diventa furioso. Corre verso un braciere, con la Succube che lo insegue. Anche Denise cerca di continuo di colpirla, ma stranamente la demone non sembra interessarsi a lei. Ora che ci penso, ha sempre e solo colpito Beppe e me.
Mi sento sempre più debole. Vedo Beppe afferrare uno dei bracieri e scagliarlo contro l’essere infernale, con l’unico risultato di farlo infuriare ancora di più. Alcuni rapidi colpi e anche Beppe, ormai stremato, crolla a terra in un bagno di sangue.
Un velo di sangue mi offusca la vista, vedo quell’essere avvicinarsi in modo sornione a Denise, parlarle con voce melliflua, Denise abbassa la guardia, sembra rilassarsi, ipnotizzata da quella voce. All’improvviso la afferra per i capelli, strattonandola all’indietro, le scopre il collo e le squarcia la gola con un morso.
Sento il rantolo gorgogliante di Denise, poi la vita mi abbandona…
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

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Spazio vuoto per riassunto
Parole chiave: colosseo, gladiatori, senatore, camillo, thermopilio, magia del sonno, carretto, stoffe, moglie e figlia
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da Nike »

È ormai notte inoltrata quando Shanzay, Usman Barzai ed io varchiamo la porta di Caere e troviamo rifugio nell’ultima locanda ancora aperta.
Ripenso a quanto accaduto durante il giorno.
Siamo riusciti a seguire il liberto Camillo da Roma fino a qui, senza farci notare, sempre più convinti che sia coinvolto nella cospirazione che ha portato al furto dello Scettro.
Lo abbiamo osservato tutto il pomeriggio, intento a trafficare nella tenuta del senatore Ezio Raiolos. Non aveva con sé la grossa borsa che ha artigliato morbosamente per tutto il viaggio…
Quando le luci del giorno si sono spente, abbiamo tentato un diversivo per recuperare quanto sottratto alla Città Eterna, che però non ha sortito risultati. Ma quando una figura incappucciata è uscita da una porta laterale e si è diretta nel bosco, eravamo già pronti a seguirla. Non era nostra intenzione ucciderlo, ci serve vivo. Shanzay lo ha addormentato, ma sul suo corpo non c’era traccia dello Scettro. Però una lettera ci dava un filo di speranza: “Troviamoci la notte del tuo arrivo alla radura nei pressi della fattoria”. Lasciamo che si risvegli e lo seguiamo. Si incontra con un’altra figura ammantata di cui non scorgiamo i tratti. Non possiamo avvicinarci troppo, per cui sentiamo solo brandelli di frasi sussurrate: “Hai portato …?” “Sì, … posto sicuro” “Va bene, … domani notte … scambio. All’ingresso … tombe etrusche. Sai dov’è?” “Sì” Poi una frase sibilata con più enfasi “Attento, non cercare di ingannarci, la nostra Signora è piuttosto vendicativa con chi non rispetta i patti” Il singulto di Camillo a questa affermazione è chiaramente udibile anche da lontano…
Ma il tono con cui la misteriosa figura pronuncia “nostra Signora”, fa scorrere un brivido lungo la schiena anche a me… ricordi, che lì per lì non riesco a focalizzare. Scaccio quei pensieri e mi concentro di nuovo sul nostro obiettivo. Ma ormai l’incontro è concluso e i due si separano.
Non abbiamo altro da fare qui, quindi decidiamo di tornare in città per riposare.
Steso sullo scomodo pagliericcio, ripenso di nuovo a quanto detto dal traditore e alla sua minaccia. Cerco di addormentarmi. I miei compagni sono già tra le braccia di Morfeo. Shanzay sembra avere un sonno agitato stanotte, mentre Usman, che solitamente russa sonoramente, ora è stranamente silenzioso. Mi giro e cerco un rifugio dai miei cupi pensieri in un sonno ristoratore. Lo sarà davvero?

Varco le porte di Palmira a tarda sera. Il viaggio è stato stranamente tranquillo. Prima l’imbarco su una delle navi mercantili di mio padre come marinaio – che io possa essere fulminato da Iupiter Pluvialis (N.d.A.: Giove Pluvio) se capirò mai la sua pretesa di farmi cominciare dai lavori più umili… – poi aggregato a una carovana di mercanti.
È mia madre che mi ha obbligato a venire fino a qui: è una sacerdotessa del culto di Hermes Thot e mi ha iniziato ai misteri ermetici. Si dice che Zabdila, il sommo sacerdote di Bel, a capo del tempio principale della città, sia un profondo conoscitore di antiche leggende e riti dimenticati. Devo scoprire se anch’egli è un iniziato ed eventualmente convincerlo a condividere alcuni dei suoi segreti per approfondire le mie conoscenze arcane.
Non conosco la città, quindi chiedo ad alcune guardie dove posso trovare alloggio per la notte. Seguo le loro indicazioni e mi trovo in un vicolo poco illuminato e per nulla rassicurante. Sto ancora cercando la locanda, quando da una finestra al piano superiore sento una voce: “Ehi, bel marinaio! Stai attento a camminare da solo la notte! Potresti finire nelle grinfie della Gorgone e fare una brutta fine. Meglio se Sali con me!” Non me lo faccio ripetere due volte. Ho finalmente trovato la locanda e se la voce di richiamo non era della locandiera, ma quella, più probabile, di una peripatetica, ho trovato anche compagnia per la notte.
Inoltre il commento della prostituta mi ha oltremodo allarmato. Non ne so molto, ma Gorgone è il nome di una organizzazione criminale che ha in pratica il monopolio di qualsiasi mercanzia illegale che transita per il Mare Nostrum. I suoi metodi sono rapidi e brutali e chiunque si opponga ai suoi voleri o minacci i suoi interessi, viene prontamente eliminato.
Ho dormito in posti peggiori e in compagnie meno piacevoli, quindi la mattina successiva mi risveglio decisamente più rinfrancato. Scambio due parole con il locandiere e, quanto più discretamente possibile, faccio cadere il discorso su Zabdila: “Conoscenze religiose e saperi mistici? Di certo il massimo esperto è il Sommo sacerdote di Bel, di solito è molto disponibile a parlare delle bellezze del tempio e dei suoi presunti misteri”. È la conferma che aspettavo, quindi finisco con calma la mia colazione e mi dirigo a passo lento verso il tempio.
C’è una funzione in corso e nel piazzale antistante l’edificio principale, sono assiepate centinaia di persone. Non ho fretta, quindi attendo pazientemente la fine del rito.
Al termine, il sommo sacerdote rientra nel tempio e la folla si allontana. In giro restano alcuni fedeli, un paio di iniziati che si occupano di ripulire il cortile e i sacerdoti che hanno il compito di riordinare paramenti e oggetti sacri per riportarli all’interno del tempio.
Ho bisogno di parlare con Zabdila, quindi cerco un iniziato per chiedere udienza. Uno sta uscendo proprio ora da un ingresso laterale. Viene intercettato da una donna, che gli chiede qualcosa, ma non sento di cosa discutono. Quando finiscono di parlare, il religioso si dirige verso una piccola piscina e lì lo raggiungo.
Non sono l’unico ad avere bisogno di informazioni. Infatti, un altro fedele si avvicina all’iniziato. A dire il vero non sono sicuro sia un fedele, visto che il suo abbigliamento è più prettamente militare…
“Chiedo scusa”, domando all’iniziato, interrompendo il suo lavoro “è possibile avere un colloquio con il Sommo sacerdote?”. Subito mi fa eco l’altro interlocutore “Si, anch’io avrei bisogno di parlargli…”
Il prelato rimane un attimo perplesso, poi “E per quali ragioni? Sua Santità è molto stanco dopo aver officiato il rito e desidera riposare. Se non è importante, è meglio non disturbarlo…”
“So che Zabdila è un profondo conoscitore dei miti e delle leggende locali” il religioso corruga la fronte quando mi sente nominare il Sommo sacerdote per nome, ma faccio finta di non accorgermene e proseguo “Purtroppo mi fermo solo per poco tempo e avrei un forte interesse a disquisire con lui prima della mia partenza”. Di nuovo la voce del soldato interviene “Io avrei bisogno di una informazione urgente. La vita di una persona, di un fedele, potrebbe essere in pericolo”
L’iniziato ci scruta per un attimo, poi “Attendete qui, vado a chiedere a SUA SANTITÀ” sottolinea guardandomi torvo, dirigendosi poi a passo veloce verso l’ingresso laterale del tempio. Mi accorgo che, sulla soglia, è ancora ferma la donna che gli aveva parlato poco prima. Attendiamo qualche minuto, quindi lo vediamo ricomparire, seguito dal Sommo sacerdote e da un secondo iniziato. La sconosciuta, visto l’alto prelato, si accoda al piccolo gruppo, fermandosi a qualche metro di distanza, quando ci raggiungono.
“Buongiorno, figliuoli” Immediatamente il mio improvvisato compagno si inchina “Santità, grazie del disturbo” Seguo il suo esempio e porgo i miei rispetti al Sommo sacerdote.
A dispetto del suo ruolo, il sacerdote abbandona subito le formalità e con un tono molto accondiscendente prosegue “Di cosa avete bisogno? Sono sempre disponibile per le richieste dei fedeli più devoti” “Vostra Santità” comincia il soldato “mi chiamo Usman Barzai e sono qui su richiesta della moglie di un vostro fedele, che sostiene che suo marito sia scomparso da due giorni. Si chiama Zenone e, da quello che sappiamo, l’ultima volta che è stato visto, era qui al tempio per fare un’offerta. Sostanziosa…”.
Zabdila si gira verso l’iniziato che lo accompagna “Giulio Aurelio, questo nome mi dice qualcosa… lo conosciamo?” “Sì, Vostra Santità, è il fedele che ci ha donato quel grosso carico di materiale per celebrare i riti” “Ah, sì, il buon Zenone! Ora ricordo.” Si gira nuovamente verso il soldato “Come sarebbe che è scomparso? Giulio, tu ne sai qualcosa” “No, Vostra Santità. L’ultima volta l’ho accompagnato fino al portale d’ingresso al piazzale e lì ci siamo separati.” La ragazza sembra interessata alla nostra conversazione. Si avvicina e, a sorpresa, chiede “Che tipo di materiale? Per caso anche un carico di spezie e droghe?” A questa improvvisa interruzione, l’iniziato ha un piccolo scatto, quasi impercettibile, poi risponde con voce seccata “Anche… perché le interessa?” “Avrei bisogno di incontrare il responsabile di questo commercio. Ho la necessità di interloquire con lui.” È la laconica risposta della donna.
“E tu, giovanotto”, il Sommo sacerdote si rivolge a me, in modo gioviale, togliendo tutti dal silenzio imbarazzante che si è generato “di cosa hai bisogno?” Faccio di nuovo una piccola riverenza, quindi “Sono un appassionato studioso di antichi miti e misteri. So che Vostra Santità è un profondo conoscitore delle leggende locali e volevo sapere se ella fosse nella grazia di condividerle con me…”
I suoi occhi si illuminano di gioia a questa richiesta “Certo! Sono sempre lieto di istruire i giovani sulle nostre più antiche credenze” Il suo accompagnatore non sembra così entusiasta. Volge gli occhi al cielo e cerca di dissuadere Zabdila dai suoi propositi “La prego, Santità. Oggi è stata una giornata impegnativa, è meglio che non si stanchi troppo. Rimandiamo questo incontro a un altro giorno” Ma il Sommo sacerdote già non lo sta più ascoltando “Venite, venite. Questa costruzione è piena di riferimenti mistici e religiosi. Sono lieto di poter insegnare a devoti fedeli i suoi segreti. Usman, vieni unisciti a noi. Anche tu figliuola, vieni. Come hai detto che ti chiami?” La domanda coglie chiaramente di sorpresa la ragazza “Ehm… Lina” risponde con voce esitante. Solo imbarazzo o c’è dell’altro?
Ma per quanto io provochi il Sommo sacerdote, nulla mi fa supporre che possa essere un iniziato. È sicuramente molto ferrato su miti e leggende di molte religioni diverse, ma temo di aver fatto il viaggio per nulla. La “lezione” dura quasi tutto il resto della mattinata. Giulio Aurelio, l’adepto che ci ha seguito durante il giro, è sempre più impaziente e continua a chiedere a Zabdila di interrompere la sua esposizione. Lo fa con una tale insistenza da risultare sospetto: ha veramente a cuore la salute del Sommo sacerdote o ha altri impegni personali? O non vuole che, parlando, vengano fuori argomenti compromettenti?
Alla fine il percorso si conclude e Zabdila si congeda “Ecco figliuoli, questo è quanto! Tornate quando volete, sono sempre a disposizione di fedeli tanto devoti!” Appoggia il braccio sulla spalla di Giulio Aurelio e, affiancato dal fedele iniziato, si allontana, sparendo ben presto all’interno del tempio.
Restiamo tutti e tre nel grande cortile davanti all’edificio. Per quanto mi riguarda, ho fatto un viaggio a vuoto e sono un po’ demoralizzato.
Ha visto mai, però, che riesca a dare un senso alla giornata... Mi rivolgo verso la ragazza “Beh, credo che qui non abbiamo molto altro da fare. Che ne dici se andiamo a bere qualcosa? Offro io!” Magari per stanotte non avrò bisogno di pagare per avere compagnia…
Lei accetta e ci dirigiamo verso il centro della città. Anche il soldato ci segue, ma si tiene a una certa distanza.
Mentre cerchiamo una locanda, parliamo un po’ e vengo a sapere che anche lei non è del posto ed è venuta a Palmira per cercare una persona con la quale deve pareggiare dei conti in sospeso. Non sembra dica tutta la verità, ma considerando che fino a stamattina eravamo dei perfetti sconosciuti e che nemmeno io le sto raccontando il vero motivo della mia presenza in città, non indago oltre.
Entriamo nella prima locanda che incontriamo lungo la strada principale che immette nella città bassa. È ancora gremita: è ovvio che qui confluiscono molti dei fedeli che partecipano ai riti di Bel e anche se la funzione di stamattina è terminata da diverse ore, molte persone affollano ancora i tavoli e il bancone della locanda. Riusciamo a trovare posto in un angolo di una lunga tavolata e ordiniamo qualcosa da bere e da mangiare. Mentre attendiamo, noto che anche il terzo membro del nostro precedente gruppetto, il soldato, è entrato nella taverna. Ora parla con l’oste, ma non capisco quale sia l’argomento. Anche la mia nuova amica, “Lina”…, sembra distratta. La vedo fissare con attenzione, ma con altrettanta discrezione, due figure, sedute al tavolo dietro di noi. È stata evidentemente attirata dalle loro parole e sta cercando di coglierne il più possibile.
“Senti, avrei bisogno di una mano” dice rivolgendosi all’improvviso verso di me “Sono stata un po’ vaga sulle ragioni che mi hanno portato a Palmira, ma se mi aiuterai, ti racconterò tutto. E magari, stasera…”. Non posso certo rifiutare una richiesta del genere, soprattutto se a farmela è una bella ragazza “Sono a tua disposizione! Che dobbiamo fare?” “Vedi quei due tizi dietro di me? Si riconoscono subito, sono i due stranieri.” Faccio un rapido cenno col capo. Lei prosegue “Dobbiamo seguirli. Ho origliato la loro conversazione e si devono incontrare tra poco al tempio di Baalshamin con il sacerdote che accompagnava Zabdila. Hanno nominato una persona molto sfuggente che ho bisogno di incontrare.”
Mangiamo distrattamente quanto ci viene portato da una cameriera, in attesa che i nostri due obiettivi si muovano. Quando si alzano, anche noi ci dirigiamo verso la porta, attendendo qualche istante che si allontanino, per non farci scorgere e destare inutili sospetti “Hanno nominato un paio di volte quell’iniziato, come si chiama… l’accompagnatore del Sommo sacerdote…” “Giulio Aurelio” le ricordo. “Sì, lui, Giulio Aurelio. Mi è sembrato stranamente a disagio prima.”
All’improvviso una voce alle nostre spalle ci fa sussultare “Decisamente. E prima ha mentito su una cosa: Zenone, la persona che sto cercando, lo ha accompagnato fino in questa locanda e non solo al limitare del cortile del tempio.” È il soldato, Usman Barzai, mi sembra di ricordare, che avvicinandosi a noi, ha colto nella nostra conversazione il nome dell’iniziato. “Che ne dite di una collaborazione? Sia a me sia a voi servono alcuni chiarimenti da parte di questo sacerdote.” Il vantaggio è innegabile, quindi ci accordiamo velocemente. Decidiamo di intercettare Giulio Aurelio al crocevia al centro della città, passaggio obbligato per chiunque stia uscendo dal tempio. Mentre percorriamo la strada per raggiungere il luogo stabilito, ci scambiamo alcune informazioni. “Il mio vero nome è Shanzay” esordisce la ragazza “e sono qui in cerca di vendetta. Mio marito è stato ucciso da Perseo, il famigerato capo alla guida dell’organizzazione chiamata Gorgone. Non avrò pace fino a che non lo avrò spedito nel più profondo degli inferni!” Usman ed io ci guardiamo, con una certa inquietudine. Aiutare una donna in pericolo va bene, buttarsi in una missione suicida, un po’ meno… Shanzay sembra percepire la nostra titubanza e aggiunge “Aiutatemi solo a trovarlo, non vi voglio coinvolgere oltre.” Fa una piccola pausa, poi prosegue “Da quello che so, un grosso carico di droghe è stato donato al tempio e sembra siano coinvolti anche mercanti della città” “Quindi credi che Zenone possa essere uno di loro?” le domanda Usman. “Potrebbe essere il collegamento che cerchiamo: alcuni mercanti donano al tempio delle merci che Gorgone avrebbe invece fatto pagare profumatamente. Una bella seccatura, che il tuo Zenone potrebbe aver pagato cara!”
Usman resta un attimo in silenzio, poi aggiunge “In effetti, l’oste con cui ho parlato poco fa, mi diceva che lui e Giulio Aurelio sono stati alla taverna due giorni or sono, discutendo proprio di un carico di spezie. Subito dopo, Zenone è sparito.”
“Propongo di dividerci” dico intervenendo nella conversazione “Lina… aehm… Shanzay ed io seguiamo l’iniziato e cerchiamo di capire cosa ha a che fare con i due figuri di prima. Tu, Uzman, prova ad andare a fare altre due chiacchiere con la moglie di questo Zenone, per vedere se, alla luce di quanto abbiamo scoperto, può darci altri particolari.” Un cenno di assenso da parte di entrambi e la nostra prossima linea d’azione è decisa. Quindi Usman si congeda e lo vediamo inoltrarsi nelle vie della città alta.
Rimasti soli, la mia compagna ed io, attendiamo e appena scorgiamo una figura comparire lungo il viale che porta al tempio, capiamo che è tempo di muoversi. Quando ci passa a fianco, vediamo che è sicuramente Giulio Aurelio, quindi cominciamo a seguirlo. Nella calca della folla, dopo un po’ lo perdiamo. Ma sappiamo la sua destinazione, quindi andiamo dritti al tempio di Baalshamin. Arriviamo nell’istante in cui il sacerdote varca la soglia del sacro edificio. Ci avviciniamo anche noi. “Tu resta qui,” mi sussurra Shanzay “se mi segui, mi saresti solo d’impiccio”. Non ha ancora terminato la frase, che la vedo sparire tra i fedeli che frequentano il tempio. Attendo sulla soglia. Non ho molto altro da fare…
Passano i minuti, poi vedo Shanzay ricomparire “Vieni!” La seguo e ci infiliamo in uno stretto vicolo laterale. Da lì a poco esce Giulio Augusto, ma la mia compagna non si muove “Lui per il momento non ci interessa, voglio sapere dove vanno gli altri due…” mi spiega sottovoce.
Eccoli. Escono dall’edificio, si guardano velocemente intorno, poi si dirigono con decisione verso l’uscita est della città. Mentre li pediniamo, Shanzay mi aggiorna “Sicuramente c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola. Parlavano di una certa “Signora” e della sua volontà di estirpare l’Impero e le sue legioni da Palmira. E per farlo hanno bisogno anche dell’aiuto della loro organizzazione. Ovviamente si riferivano alla Gorgone e da altre fonti so per certo che il loro capo, Perseo, è qui in città. Quindi se li seguiamo, troveremo anche il mio obiettivo.” Li seguiamo per un po’, fino a quando, usciti dalla città, si inoltrano nel deserto. Non c’è nulla da quella parte, solo l’accampamento delle milizie romane. Da lontano, li scorgiamo entrare nell’accampamento. Sono soldati mercenari!
Probabilmente è così che Gorgone si è infiltrata in ogni angolo dell’Impero. Attraverso i mercenari che operano nelle legioni imperiali.
Ma quale che sia la spiegazione, li abbiamo persi. Non possiamo certo entrare in un accampamento militare…
“Dicevano che questa notte si devono incontrare con la donna misteriosa e i suoi seguaci. Ci sarà anche l’iniziato.” Shanzar mi fa cenno di seguirla e comincia a tornare verso la città “Torniamo indietro. Cerchiamo Usman e vediamo se ha scoperto qualcosa. In ogni caso, ormai, l’unica possibilità è quel sacerdote. Stanotte lo seguiamo un’altra volta e vediamo di farci portare al loro covo.”
Usman ci sta aspettando al posto concordato “Non ho scoperto nulla di importante, salvo delle conferme di quello che già sapevamo” dice sconsolato “La moglie mi ha anche indicato un magazzino al porto, ma quando ci sono andato era vuoto. Solo alcuni resti che confermano il carico di spezie e droghe”.
“E quindi non ci resta che aspettare stanotte” concludo amaramente.
In verità non dobbiamo aspettare molto, la sera sta ormai calando. Mangiamo velocemente qualcosa, prima di appostarci nuovamente nei pressi del crocevia.
Di nuovo una figura solitaria, proveniente dal tempio di Bel, emerge dall’oscurità. Per fortuna è luna calante ed è facile nascondersi nelle ombre senza farci scorgere. Questa volta siamo in tre a seguire l’iniziato.
Arriva nei pressi di un grosso edificio, si avvicina alla porta principale e, dopo un attimo di attesa, la porta si apre e Giulio Aurelio sparisce all’interno.
Non possiamo certo farci annunciare anche noi, quindi cominciamo a perlustrare i dintorni: l’edificio è a due piani, più lungo che largo. Girandoci intorno, notiamo un solo altro accesso sul lato opposto. Non ci sono finestre al piano terra, ma ce ne sono ben otto al primo piano. Da nessuna sembra arrivare della luce, anche se da quelle centrali sembra fuoriuscire un debole chiarore.
Puntiamo una delle finestre laterali. Da un carretto lì vicino, recupero una corda, che annodo alla bell’e meglio a un robusto bastone. Aiutandoci l’un l’altro e con l’ausilio della corda, in breve riusciamo a salire fino alla finestra e ad entrare.

N.d.A.: a questo punto c’è tutto lo scontro finale, ma sono clamorosamente in ritardo col riassunto e non ho tempo di concluderlo adeguatamente. Ma ridurlo in poche righe sarebbe uno spreco, quindi mi fermo qui e vi prometto che entro un paio di giorni posterò anche la parte conclusiva.
P.S.: tranquilli, alla fine vinciamo noi!  Aggiungo solo una breve “chiusa”, per aumentare la vostra suspense…

Un sogno. È stato solo un lunghissimo sogno, che mi ha riportato alla mente quanto successo cinque anni prima. Ma ora so chi potrebbe essere la “nostra Signora” e ho la consapevolezza che un fato terribile potrebbe accadere se non interveniamo. Il destino dell’Urbe è nelle nostre mani…
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GrayOwl
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Iscritto il: 10 gen 2019, 13:44

Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da GrayOwl »

Ehm... forse è passato più di qualche giorno, ma alla fine ce l'ho fatta! Ecco qui il finale della storia.


Shanzay è la più leggera ed entra per prima. Dopo un attimo, si sporge dalla finestra e sussurra “Venite, svelti, è sicuro!” Saliamo il più rapidamente possibile, prima Usman Barzai, dopo io. Una volta dentro, mi allungo all’esterno per vedere se siamo stati avvistati, ma la strada è deserta e nessuno sembra averci notati.
Recupero velocemente la corda, poi mi guardo intorno e capisco perché da fuori non filtrava che poca luce: siamo su un ballatoio, che corre lungo tutta la parete interna dell’edificio. Solo il pianoterra è illuminato e la luce che ne proviene è schermata dal ballatoio stesso, che impedisce che si diffonda dalle finestre.
Sentiamo un forte brusio provenire da sotto. Devono essere presenti molte persone. Ci arrischiamo di avvicinarci alla balaustra e guardare di sottecchi quello che succede più in basso.
È un’unica grande stanza. Alla nostra destra c’è un grosso altare, su cui è legato un uomo. Al centro e a sinistra, una moltitudine di persone in trepidante attesa mormora strane litanie. Sulla parete di fronte a noi vediamo altre quattro persone legate al muro con delle catene. Dalla descrizione che abbiamo, una è sicuramente Zenone. Le altre tre non ci dicono nulla, anche se uno dei prigionieri, dagli abiti e dal portamento, sembra essere più abituato a comandare che ad essere comandato.
Al fianco dei prigionieri incatenati, tre figure osservano quanto sta avvenendo nella stanza con un atteggiamento decisamente più distaccato del resto dei presenti. Evidentemente non fanno parte della folla di fanatici che fremono in attesa di qualcosa.
Alla loro vista, Shanzay ha un sussulto. Due sono i soldati mercenari che abbiamo seguito durante la giornata, l’altro mi è sconosciuto “È lui!” sibila la ragazza, con un filo di voce carica di odio “È Perseo, il capo della Gorgone!”
Le appoggio una mano sulla spalla “Calmati, per ora non possiamo fare nulla” le sussurro “Attendiamo e vediamo se si presenta un momento favorevole”. Sento le sue dita artigliare il pavimento dalla tensione, poi la sua rabbia si placa per un attimo “D’accordo, ma quell’uomo non lascerà vivo questa stanza” conclude gelidamente.
Attendiamo, consapevoli di non poter fare niente per impedire ciò che sta per avvenire. All’improvviso, da una porta dietro l’altare escono in fila tre donne. La prima e la terza sono sicuramente ancelle, vestite di semplici tuniche bianche e senza ornamenti particolari. La figura al centro, invece, è certamente colei che tutti gli astanti stanno attendendo: è di una bellezza sconvolgente, (N.d.A.: una vera “donna meraviglia”!) i lunghi capelli corvini che le scendono lungo le spalle, i lineamenti perfetti, la carnagione leggermente olivastra. La tunica e gli ornamenti la identificano come una sacerdotessa, ma non riesco a capire di quale culto. Cammina con un incedere flessuoso e sensuale, fermandosi davanti all’altare.
Il suoi occhi sono così magnetici, che non riesco nemmeno ad abbassare lo sguardo sul suo corpo, quando una delle ancelle le sfila la ricca tunica che indossa, lasciandola completamente nuda. Beh, quasi “non abbasso lo sguardo”…
L’altra ancella le porge qualcosa. Ipnotizzato dalla figura ammaliante della sacerdotessa, non avevo notato l’oggetto fino a questo momento. È un lungo pugnale dalla lama ondulata. E non è solo la lama ad assomigliare ad un serpente, ma anche l’estremità dell’elsa ne richiama la forma, terminando con una testa di rettile con la bocca spalancata, da cui sporgono due lunghi denti appuntiti.
La sacerdotessa lo afferra con due mani e lo solleva sopra la vittima, distesa sull’altare sotto di lei, che la fissa terrificata “Il momento è giunto, fratelli e sorelle!” Grida, sovrastando le voci salmodianti dei presenti “Questa notte apriremo la via alla Nostra Signora. Ella arriverà da est e distruggerà l’immonda genìa latina, spazzando via da questo mondo Roma e il suo Impero, devastando ogni città e villaggio, cancellando anche la memoria stessa della loro esistenza!” Il tempo sembra arrestarsi e ogni persona presente, noi compresi, sembra sospesa in un istante immoto ed eterno. Poi, dopo un tempo all’apparenza interminabile, il coltello fende l’aria, abbassandosi violentemente e conficcandosi nel petto della sventurata figura legata sull’altare. Il corpo si contorce per un attimo, poi si arresta, immobile. Gli schizzi di sangue imbrattano la nuda figura della donna e delle sue ancelle.
La sacerdotessa fissa il petto della vittima sacrificale, le mani ancora strette sul pugnale. Il suo volto è trasfigurato nell’estasi del momento. Poi, con rapidi gesti, squarcia il torace dell’uomo e ne estrae il cuore, ancora caldo, e lo solleva con una mano, mostrandolo ai fedeli, ormai al culmine dell’esaltazione. Il brillante liquido rosso le cola lungo il braccio, accompagnato dalle urla di giubilo degli astanti.
Noi guardiamo ammutoliti, agghiacciati dalla scena che ci si presenta davanti e dal pensiero delle conseguenze che questo rito potrebbe avere sulla civiltà e sul mondo che conosciamo.
Tanto improvvisamente era cominciato, quanto repentinamente si conclude. La sacerdotessa si gira di scatto e, seguita dalle ancelle, si dirige velocemente verso la porta da cui era entrata poco prima, sparendo alla nostra vista. Anche il fervore dei fedeli lentamente si placa e, da soli o a piccoli gruppi, tutti iniziano ad uscire dal grande salone.
Passano alcuni minuti e gli unici rimasti, oltre a noi, sono il capo della Gorgone, i suoi scagnozzi e i quattro sventurati incatenati alla parete. “E adesso che facciamo?” chiede uno dei due tirapiedi, rivolto a Perseo “È sicuro, capo, che abbiamo fatto bene ad allearci con questi fanatici?”.
“Parla più piano, idiota! Che se ci sentono, rischiamo una brutta fine anche noi!” Resta in silenzio alcuni secondi, pensieroso, poi riprende “Non so nemmeno io se il gioco vale la candela, ma ormai siamo in ballo. Comunque questi quattro…” dice indicando con un cenno i prigionieri incatenati alla parete “non possiamo lasciarli andare. Ed è anche meglio se ripuliamo questo macello. Andate a cercare qualcosa per pulire e trasportare via tutto.” Uno sguardo di terrore appare sui volti dei quattro disgraziati.
Lo sviluppo degli eventi sembra far girare la fortuna dalla nostra parte: affrontare tre esperti soldati non era un’opzione da considerare, ma se Perseo dovesse rimanere da solo, Shanzay potrebbe finalmente avere la sua vendetta.
Attendiamo che i due subalterni escano dal salone e ci prepariamo ad affrontare Perseo. Anche se da solo, lo scontro non sarà semplice. Tra di noi, solo Usman ha una vera esperienza di battaglia.
Lo vediamo estrarre una daga da sotto il mantello e dirigersi verso i prigionieri.
È il momento più propizio: i miei compagni si preparano con le loro armi da lancio e io sono pronto a balzare di sotto, aiutato dalla corda, per tagliare ogni via di fuga al nostro bersaglio.
Perseo viene colto totalmente alla sprovvista, ma anche se le frecce scagliategli contro raggiungono il bersaglio, i danni sono limitati. Quando tocco terra, mi aspetto di avere di fronte un nemico morente, invece è ancora perfettamente in grado di combattere e, dopo un breve attimo di smarrimento, mi attacca con furore. È anche particolarmente lucido da cercare di non offrire un buon tiro agli arcieri: si sposta lentamente sotto la balaustra, impedendo di fatto ai miei compagni di supportarmi dall’alto. È uno spadaccino formidabile ed io ben presto mi trovo in difficoltà, coperto di tagli e ferite su tutto il corpo. Senza il provvidenziale intervento di Usman e Shanzay, nel frattempo discesi anche loro, avrei fatto una brutta fine. Ma in tre contro uno, lo scontro volge rapidamente a nostro favore.
Perseo è a terra, morente. Usman ed io guardiamo Shanzay, in attesa. Lei si avvicina al capo della Gorgone e gli si para davanti, fissandolo negli occhi “Hai ucciso il mio amato. Solo per poter guadagnare qualche schifosissimo siclo in più. Non meriti nessuna pietà!” E con un colpo deciso affonda la spada nel petto del suo avversario.
Si gira verso di noi, con un ghigno di soddisfazione dipinto sul volto “Finalmente! Sono mesi che sogno questo momento” Usman, da guerriero, fa un vigoroso cenno di assenso. Io invece non sono per niente a mio agio “Va bene, hai avuto la tua vendetta, ma se restiamo qui ancora un po’, siamo spacciati anche noi!”
Ci muoviamo rapidamente. “Ci manda tua moglie” spieghiamo a Zenone mentre liberiamo lui e gli altri tre prigionieri. “Ce la fate a camminare da soli?” chiediamo loro. Due non si preoccupano nemmeno di rispondere e, appena liberi, schizzano verso la porta più vicina e fuggono a gambe levate scomparendo nei vicoli circostanti. Zenone e l’altro prigioniero, invece, attendono le nostre mosse. “Va bene, è il caso di andarcene il più velocemente possibile.” Shanzay fa da capofila. Dietro, Usman ed io aiutiamo i due prigionieri a sorreggersi. Nessuno ci ferma e ben presto ci lasciamo alle spalle l’edificio e tutto l’orrore che abbiamo visto al suo interno.
Dopo essersi fermati un attimo per riprendere fiato, Zenone si congeda, profondendosi in mille ringraziamenti, mentre l’ultimo dei quattro sventurati si presenta “Mi chiamo Terenzio Gallio… senatore Terenzio Gallio” ribadisce, sottolineando il suo rango “Non mi è chiaro cosa sia successo in quella sala, ma ho l’autorità per indagare. Vi ringrazio per il vostro intervento. Ora mi occupo io della faccenda. Ho riconosciuto diverse persone tra i fanatici che assistevano al rito. Farò in modo che questo culto venga sradicato da Palmira. Per quanto riguarda voi, restiamo in contatto. Mi siete stati utili oggi, forse lo sarete anche in futuro.” E detto questo si allontana con passo veloce, dirigendosi verso la città alta.

Poi tutto sfuma, e mi risveglio nella stanza dormitorio di una locanda, a Caere.
Un sogno. È stato solo un lunghissimo sogno, che mi ha riportato alla mente quanto successo cinque anni prima. Ma ora so chi potrebbe essere la “nostra Signora” e ho la consapevolezza che un fato terribile potrebbe accadere se non interveniamo. Il destino dell’Urbe è nelle nostre mani…
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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

Messaggio da Astinus »

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Re: Riassunti delle sessioni (II semestre 2022) - Impero Romano

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mancherebbe il "finale" di campagna
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