INTERLUDIO 01

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HeLLiNo
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INTERLUDIO 01

Messaggio da HeLLiNo »

Erano trascorse quasi cinque ore dalla fuga dei prigionieri dai recinti degli schiavi di Velkynvelve.

Questi avevano approfittato del trambusto causato da un'improvvisa e violenta invasione di Demoni dell'Ombra che, provenienti dai tunnel a sud-est, erano sciamati all'interno della roccaforte drow, tentando in modo azzardato di assaltare il Tempio della Regina Ragno.

La maggior parte delle sentinelle era accorsa in difesa della cappella, ove la Somma Sacerdotessa Ilvara Mizzrym e la Sua Novizia, Asha Vandree, stavano respingendo efficacemente le orde demoniache, scongiurando la possibilità che potessero insozzare con i loro sudici artigli l'effige di quarzo di Lolth.

Anche il sadico mago di stanza a Velkynvelve, Kredrym Xorlarrin, ebbe un ruolo importante nella difesa dell’avamposto; il potente Dweomer che aveva infuso nel bassorilievo a forma di aracnide al centro dell'insediamento aveva impedito ai demoni di scatenare tutto il loro potenziale distruttivo e, come se non bastasse, i suoi letali incantesimi non avevano dato scampo ai pochi nemici sopravvissuti alle empie litanie di Ilvara e Asha.

"Dannazione!", urlò fremente di rabbia Ilvara Mizzrym, Somma Sacerdotessa del Quinto Casato di Menzoberranzan. "Mai come in questo momento abbiamo bisogno di estrarre adamantio dalle nostre miniere e noi ci siamo fatti sfuggire tutti gli schiavi presenti in questo avamposto!", continuò a parlare con isteria e frustrazione. "Dobbiamo riportarli assolutamente indietro, costi quel che costi, affinché l'onta di questo fallimento venga lavata. Non possiamo permetterci di perdere il favore di Lolth", concluse con tono mesto ma allo stesso tempo risoluto.

Asha Vandree, Novizia dell'Ottavo Casato, si fece avanti. "Lasciate che sia io, Somma Sacerdotessa, ad occuparmene" disse con voce calma e asciutta.

"Molto bene, Asha. Sarai tu a guidare la caccia. Io, nel frattempo, tenterò di evocare una Yochlol per capire cosa sta realmente accadendo".

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Chinando il capo con fare solenne, la giovane religiosa accolse quel ruolo con fierezza. "Assegnatemi delle pattuglie per perlustrare i tunnel a est e vedrete che riporterò qui i nostri schiavi nel giro di mezza giornata".

"Prendi Zok", intervenne ridacchiando Kredrym, uno dei più potenti incantatori del Terzo Casato della Città dei Ragni.

Il volto dell'Accolita si rabbuiò.

"Porta Zok assieme a te e la tua missione sarà senz'altro un successo", insistette con arroganza il sapiente.

La voce di Asha, incrinata da un tremito appena percettibile, ordinò "Zok, esci dalla tua alcova", ben sapendo che una capiente nicchia era stata celata da un sortilegio di Kredrym e che questa era diventata la dimora del suo inquietante nuovo giocattolo.

Un tonfo deciso fece tremare il pavimento e, uscendo letteralmente dalla parete a ridosso degli alloggi del Maestro di Sorcere, la creatura si palesò alla vista di tutti.

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Era alta quasi due metri e mezzo e aveva le spalle larghe almeno novanta centimetri.

Dall'aspetto sembrava un uomo enorme. Infatti, il perfido mago aveva usato i pezzi dei corpi smembrati dei prigionieri morti nelle ultime settimane per assemblare le diverse parti del mostro.

Zok era più grosso e più largo di qualsiasi uomo vivente, quasi delle dimensioni di un gigante; oltretutto, grazie all'ausilio della magia, era stato dotato di forze largamente superiori a quelle consentite dalla natura persino per un abominio della sua stazza.

"È un golem", spiegò il nobile di casa Xorlarrin, orgoglioso. "Una mia creazione. Zok potrebbe ucciderci tutti in questo preciso istante. Perfino la tua lama potrebbe fare ben poco contro di lui."

Eccitato all'idea di dare una dimostrazione pratica della sua potenza, Kredrym puntò il suo indice destro verso una delle guardie che era appena stata rianimata da Asha e, con estrema disinvoltura, suggerì al golem "Zok, lui ha fallito il suo compito e non c'è più d'aiuto... almeno in quello stato. Sbarazzatene!"

Con un'agilità disarmante per le sue dimensioni la creatura si avventò sul povero malcapitato e lo cinse in un abbraccio mortale.

Nell'incredibile stretta delle braccia di Zok, metà del corpo del drow era rapidamente diventata insensibile. In qualche modo l'elfo scuro riuscì a voltarsi e a guardare in faccia il suo nemico, conficcò una mano nell'occhio del golem e spinse con tutte le sue forze cercando di distogliere un po' delle energie del mostro dall'attacco.

Zok sembrò non accorgersene neanche.

Il guerriero, riuscendo ad agguantare fortuitamente una sbarra di ferro dal pavimento, schiantò quest'ultima sulla faccia del costrutto con tutta la forza che fu in grado di sprigionare; nonostante le circostanze era pur sempre un colpo che avrebbe stordito qualsiasi abile combattente, ma ancora una volta Zok rimase impassibile.

Le braccia del mostro si chiudevano inesorabili e un'ondata di torpore si riversò nella mente del drow, mentre le dita gli formicolavano insensibili. La sbarra di metallo arrugginita gli sfuggì di mano e rimbalzò sul pavimento, riecheggiando nell'ampia volta della grotta.

Al contempo un "crack" inconfondibile segnalava la spina dorsale spezzata della guardia e la risata carica di soddisfazione del creatore di Zok andava a sostituire l'eco del tintinnio metallico.

Ilvara aggrottò la fronte e rivolse uno sguardo carico di disappunto a quel maschio impertinente.

"Suvvia", disse quest'ultimo, "in fondo a un drider quel paio di gambe non sarebbero comunque servite." E, scrollando le spalle con noncuranza, si allontanò dagli altri camminando in direzione del Tempio.

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